Come è noto, la dicotomia tra “essere” e “divenire”, ovvero tra lo statuto ontologico proprio delle forme intellegibili e quello della realtà fenomenica, riveste notevole importanza filosofica nel Timeo platonico. Il volume analizza la codifica linguistica di tale distinzione, che si estrinseca in greco nell’opposizione lessicale e azionale tra il verbo stativo εἰμί e la sua controparte trasformativa γίγνομαι, attraverso lo studio dei valori semantici e azionali dello stesso γίγνομαι (“passare ad un nuovo stato di esistenza”, quindi “nascere”, “diventare”), la cui componente dinamica e trasformativa può essere neutralizzata per motivi configurazionali e per l’interazione con la categoria dell’aspetto. A tal proposito, si propone un’analisi di tutte le occorrenze del verbo nel dialogo, dove diverse forme, distinte dal punto di vista temporale e aspettuale, esprimono molteplici manifestazioni del mondo fenomenico. Particolare attenzione è riservata al perfetto stativo γέγονα, che riveste un ruolo centrale nel sottocodice filosofico platonico.
La seconda parte del testo è dedicata a un esame dell’analogo ambito semantico nella versione del Timeo in armeno antico (grabar), caratterizzata da una lingua fortemente ellenizzata, e delle strategie adottate per trasporre unità lessicali e opposizioni morfologiche investite di rilevanza tecnica nell’originale. In particolare, si analizza se e come il traduttore armeno abbia mantenuto la dicotomia lessicale e azionale tra “essere” e “divenire”, e, soprattutto, se e come abbia riconosciuto e mantenuto l’opposizione tra diverse forme di γίγνομαι, pur non disponendo, nella lingua replica, di un analogo inventario di voci verbali morfologicamente, semanticamente e aspettualmente differenziate.
Biografia dell'autore
Irene Tinti
Irene Tinti (1982) si è laureata presso l’Università degli Studi di Milano e addottorata in Linguistica presso l’Università di Pisa nel 2011. Già Research Fellow presso la Central European University e l’Institute for Advanced Study di Budapest, è attualmente titolare di una Post-Doctoral Fellowship in Armenian Studies della fondazione Calouste Gulbenkian. I suoi interessi di ricerca includono linguaggi specialistici, interferenza linguistica, semantica verbale, con particolare riferimento alle lingue antiche.