Questo libro vuole essere una guida per i ricercatori in formazione che, nel corso dei loro studi di perfezionamento, divranno cimentarsi per la prima volta o, se più fortunati, riprendere ancora una volta in mano temi, concetti e teorie di quel campo della filosofia che va sotto il nome di epistemiologia. Essendo mirato ad una così varia tipologia di fruitori, il libro si propone di inquadrare in pochi, rapidi capitoli alcuni dei temi cruciali della filosofia della scienza. Prende non poco dalla storia della scienza, ma è esenzialmente un saggio filosofico scritto con la chiara intenzione di delineare il complesso intrecio tra scienza e modernità alla luce delle teorie (si pensi a popper, Feyerabend, Morin, Bachelard, pensatori spesso citati) che hanno visto la luce in tempi piuttosto recenti.
L'intento che ne ha guidato la stesura è stato anche quello di entrare nel merito del rapporto scienza-filosofia, dimostrando la rilevanza altamente filosofica di questioni che non si possono ascrivere al solo campo di coòpetenza della scienza e che, quindi, lo scienziato di professione non dovrebbe ignorare. D'altronde, dietro ogni teoria, brevetto, scoperta, invenzione, c'è sempre un complesso di fattori che, come insegneranno sopratutto i filosofi della scienza del nostro tempo, non possono semplicisticamente liquidati come aleatori.
In modo volutamente non troppo scoperto l'autore caldeggia la visione di una scienza eticamente fondata, capace di muoversi lungo iù direzioni. E' questa l'idea, che, come viene riconosciuto, molto deve alle brillannti intuizioni di Edgar Morin, di una scienza rinnovata, sempre più posibilista, capace di rinvenire nell'errore un potenziale cotterrore, di conoscrne le insidiose strategie, e di fare quello che tutta una tradizione umanistica non è riuscita sinora a fare, ovvero fondere le plurime dimensioni del sapere, scientifico e umanistico primariamente, in un'apertura alla complessità.