Di seguito la motivazione della menzione di AIA:
Sara Soncini, Le metamorfosi di Sarah Kane: “4.48 Psychosis” sulle scene italiane, Pisa: Pisa University Press, 2020, pp. 149
Il volume di Soncini analizza, con nello sfondo altre produzioni ‘storiche’ sulla scena europea, le rappresentazioni italiane del testo di Sarah Kane, caratterizzate da tempestività, ampiezza degli approcci, quantità delle messinscene. Infatti, come rileva l’autrice, i drammi di Kane hanno goduto in Italia di fama ‘precoce’ rispetto a quanto avvenuto in altre nazioni (fuori dal Regno Unito), a partire dalla traduzione e pubblicazione del teatro completo nel 2000 (Einaudi), che – dal 2001 al 2019 – ha dato il via a ben 32 rappresentazioni di/derivate da 4.48 Psychosis. È un campo d’indagine molto originale che l’autrice affronta con notevole consapevolezza critica e metodologica.
Apparentemente limitato nella scelta dell’oggetto di studio, l’analisi spazia ben oltre il singolo dramma citato nel titolo, dimostrando una vasta conoscenza non solo del macrotesto di Kane, ma anche del mondo della performance, e non solo in Italia. Il lavoro si muove utilizzando strumenti appartenenti a vari campi di ricerca, dall’Anglistica alla storia del teatro, dalla semiotica del teatro all’estetica della ricezione. Meritevole di particolare attenzione è il dialogo intessuto con le recensioni agli spettacoli sia in Italia che all’estero.
Particolarmente interessante risulta anche la ricerca sulla riduzione del testo di Kane a versioni monologiche, una tendenza che “può essere ricondotta a fattori di natura diversa. di tipo economico e culturale prima ancora che estetico e testuale” (p. 60). Nello specifico viene analizzato l’assolo al femminile che, peraltro, caratterizza la rappresentazione italiana del testo di Kane almeno per ben due terzi delle produzioni e che dà alle attrici, tradizionalmente emarginate dai ruoli mattatoriali maschili del teatro italiano, la possibilità di fare emergere il proprio talento. Soncini discute ampiamente la forma del monologo scelta dai teatri italiani che, in alcuni casi, optano per quello che l’autrice definisce un “quasi-monologo” per gli sporadici interventi di una figura maschile, posta all’esterno del palcoscenico. Questa scelta viene poi posta a contrasto con quella polivocalica più frequente nel contesto britannico (e anglofono) in cui hanno forse pesato le indicazioni degli eredi della Kane.
L’analisi è arricchita da una particolare competenza intertestuale e anche da un approccio multimediale che studia il soundscape delle varie messinscene, le colonne sonore e il tessuto di suoni e rumori che accompagnano alcune recite. Ugualmente Soncini presta accurata attenzione ai vari livelli e codici espressivi della scena, quali la prossemica, la gestualità, la illuminotecnica. Il volume è suddiviso in cinque brevi capitoli, ai quali si aggiunge una accurata cronologia delle performances italiane fra il 2001 e il 2019. Nel corso dei capitoli Soncini costruisce un serio tentativo di porre questo testo drammatico nel contesto più ampio dei dibattiti contemporanei sul teatro, sullo sperimentalismo, e sulla dialettica tra monologo e polifonia, o, anche, tra a-solo music e sinfonia che il testo stesso sembra suggerire. Alla fine della lettura, ci si accorge di aver ‘assistito’ alle rappresentazioni che il testo descrive, tanto la scrittura diviene mezzo di coinvolgimento per il lettore.
Lo studio, pertanto, pur restringendo il fuoco d’indagine a Sarah Kane, alla ricezione italiana delle opere drammatiche dell’autrice e in particolare all’opera 4.48 Psychosis, è condotto con rilevante passione analitica. La monografia di Soncini è meritevole di honourable mention per la complessità dell’analisi multimediale e intersemiotica che lo contraddistingue e per la riuscita sintesi dell’amplissimo materiale fontistico.
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