Scienze dell’antichità, filologico letterarie e storico artistiche
M. Ju. Lermontov e la nostalgia libertina
di Alessandra Carbone
editore: Pisa University Press
pagine: 172
Il volume presenta uno studio dell’opera e della vita del celebre scrittore russo M. Ju. Lermontov (1814 - 1841) in relazione ad alcuni motivi correlati alla prosa libertina francese della fine del XVIII sec. e, in particolare, al romanzo di P.A.F. Choderlos de Laclos “Les liaisons dangereuses”. Inserite in un contesto storico e culturale naturalmente ben diverso rispetto a quello della Francia pre-rivoluzionaria, alcune opere di Lermontov infatti, - dal romanzo “Un eroe del nostro tempo”, al dramma “Maskarad” (Un ballo in maschera) sin’anche ad alcuni esperimenti letterari degli anni 1835-1836 - presentano analogie e riprese stilistiche di motivi della prosa libertina francese, nonché vere e proprie citazioni “laclosiane”. Interrogandosi su tali aspetti intertestuali e interculturali l’autrice estende la sua ricerca anche ad uno primo studio della ricezione delle “Liaisons dangereuses” in Russia, e della prima traduzione russa del celebre “romanzo libertino per eccellenza”, realizzata a San Pietroburgo nel 1804-1805.
Storie arabe di Greci e di Romani
La Grecia e Roma nella storiografia arabo-islamica medievale
di Marco Di Branco
editore: Pisa University Press
pagine: 320
Al tema affascinante dell’eredità greca nella cultura araba medievale sono stati dedicati negli ultimi decenni molti importanti contributi. Tuttavia queste opere sono quasi unicamente incentrate sulla sopravvivenza e sull’influenza del pensiero filosofico e scientifico all’interno della civiltà arabo-islamica e si interessano solo marginalmente a materie quali arte, letteratura e storiografia . Ciò ha, almeno in parte, un fondamento nella realtà dei fatti, giacché i testi letterari greci non furono tradotti in arabo; al tempo stesso, costituisce un limite alla più completa comprensione dell’atteggiamento islamico nei confronti della cultura antica. Storie arabe di Greci e di Romani colma una lacuna degli studi sulle forme di conservazione della tradizione classica nell’Islam: esplora infatti la storia greca e romana per come essa è percepita, narrata e rappresentata nella storiografia arabo-islamica medievale fra l’VIII e il XIV secolo dell’era cristiana, cioè a partire dalle prime opere storiche arabe preservate per giungere alla più celebre cronaca universale musulmana, il Kitab al-‘Ibar di Ibn Haldun (m. 808/1406). Dalla leggenda di Alessandro Magno alla conversione di Costantino, dalla corte di Bagdad al celebre castello del deserto di Qu_ayr ‘Amrah, un viaggio attraverso i documenti alla ricerca della storia della Grecia e di Roma vista con occhi arabi.
Aspettando America
Storia di una migrazione
di Maxim D. Shrayer
editore: Pisa University Press
pagine: 256
Aspettando America di Maxim D. Shrayer, scritto memorialistico ambientato nel 1987, in un tempo, quello della perestrojka, oramai vicino al crollo dell’Unione Sovietica e quando l’autore era poco meno che ventenne, ripercorre tutte le fasi legate all’abbandono della terra natia, del proprio mondo e del proprio passato. Allo stesso tempo, esso registra le forti emozioni della scoperta di nuovi mondi e persone in un’età che è quella della formazione culturale e della maturazione sentimentale. Giunta a Vienna, la famiglia di Shrayer sarà presto trasferita a Ladispoli e qui Shrayer trascorrerà due mesi in attesa del visto statunitense. Due mesi densi di passione, vitalità e letture in un complesso coacervo di riferimenti culturali, quello russo esemplificato nella lettura di Nabokov, quello ebraico della quotidianità dei rapporti tra esuli con personaggi e situazioni che ricordano la migliore tradizione umoristica ebraica, quello italiano nella scoperta di un mondo inatteso e imprevisto, quello d’oltre oceano nell’attesa e nella progressiva scelta delle prospettive di vita e di studio.
I tanti riferimenti alla letteratura russa costituiscono l’esigenza di vegliare sul proprio passato e di mantenerlo vivo e pulsante accanto alle esperienze, i desideri, le scoperte di un presente comunque contingente e destinato a svanire nell’attesa dell’eterno Godot.
Traduzione di Rita Filanti
A cura di Stefano Garzonio
Nuove Musiche n. 2/2017
Autori vari
editore: Pisa University Press
pagine: 192
In questo numero:
Stefano Lombardi Vallauri, Editoriale – Editorial.
Stefano Lombardi Vallauri, Introduzione.
Helmut Lachenmann, Roger Reynolds, Questionario per i compositori.
Marco Stroppa, Quoi de neuf?
Pierluigi Basso Fossali, Dissuasori d’invenzione: i clichés musicali fra l’attrattore-tradizione e il vettore-creazione.
Leonardo V. Distaso, Il miracolo del nuovo e l’enigma del diverso, ovvero come evitare il successo artistico ed essere felici: Boris Groys e John Cage.
Rosario Mirigliano, “Suona Mozart, va bene lo stesso”. Annotazioni in controcanto su tratti ricorrenti e clichés stilistici in musica.
Paolo Emilio Carapezza, Le farfalle di Inger Christensen, 1991, e di Francesco Pennisi, 2000: su fi ori di parole, su fi ori di colori; a Brajcino nell’aria meridiana, a Fleri prima dell’eclisse.
Marilena Laterza, Alio modo: sulle trascrizioni bachiane di György Kurtág.
Marco Spagnolo, Ars nova. Ventuno compositori italiani di oggi raccontano la musica, a cura di Sara Zurletti. Invito alla lettura.
Marco Angius, La partitura non è l’opera.
Elena Abbado (a cura di), “Come dovrebbe essere una rivista di musica contemporanea oggi”
Sondaggio n. 1: opinioni e proposte dei compositori italiani.
La zoologia di Aristotele e la sua ricezione, dall'età ellenistica e romana alle culture medioevali
editore: Pisa University Press
pagine: 272
Tema di questo volume, che raccoglie le relazioni della decima Settimana di formazione dottorale del Centro Interuniversitario “Incontri di Culture”, è la ricezione dell’opera zoologica di Aristotele dall’età ellenistica al tardo Medioevo. Stranamente, nella tradizione filosofica greco-romana dopo la morte di Aristotele il corpus dei suoi scritti zoologici sembra occupare un posto marginale, tanto più in quanto la Historia animalium conosce invece straordinaria fortuna nell’ambito della cultura generale (per esempio nella letteratura paradossografica e in quella fisiognomica, o nell’opera di Plinio il Vecchio). Sembra venir meno in ogni caso, dopo Aristotele, il progetto aristotelico di uno studio teorico e sistematico degli animali, che in apparenza rinasce solo nel XII secolo d.C., con il trattato De animalibus di Alberto Magno. I contributi qui raccolti dimostrano nel loro insieme che la storia non è così semplice. È anzi possibile disegnare una linea di ricezione in cui momenti e spazi innegabili di discontinuità (che nel pensiero greco si spiega con il mutare dell’agenda filosofica, evidente per esempio in area neoplatonica) procedono paralleli a un filo di continuità (solidissimo certo nel mondo arabo, ma tenuto ben teso, nel mondo romano, da un Galeno) che è quello che congiunge di fatto, attraverso l’opera di traduzione di Scoto, Aristotele all’età di Alberto Magno.
Questo volume non intende certo esaurire la questione complessa della trasmissione e ricezione del corpus zoologico aristotelico, ma apre nuove vie di ricerca approfondendo autori, momenti e aspetti non usualmente valorizzati in questo orizzonte problematico.
Dat dy man in alla landen fry was
Studi filologici in onore di Giulio Garuti Simone di Cesare
editore: Pisa University Press
pagine: 176
Il volume comprende otto saggi concernenti vari aspetti della cultura germanica, partendo dall’Alto Medioevo fi no ad arrivare alla sua ricezione moderna. Tra questi spiccano due contributi squisitamente linguistico-lessicografi ci, collegati ad aspetti quotidiani del Medioevo – come il lessico dell’abbigliamento – o alle ultime vestigia di un antico dialetto tedesco meridionale miracolosamente conservatosi in un’area italiana del Nord-Est, integrati da un’analisi del significato, non solo linguistico, di una tradizione del tutto peculiare come quella degli antichi Frisoni. All’area letteraria e lessicografica anglosassone si richiamano invece altri due lavori, il primo dedicato al mistero di alcuni caratteri runici inseriti in forma di messaggio ‘segreto’ all’interno di un poemetto elegiaco, prodotto tipico dell’ambiente monastico inglese antico, e il secondo imperniato sul grande poema Beowulf, in particolare sul rapporto tra canone poetico e patrimonio lessicale a disposizione degli antichi cantori. Chiudono la raccolta tre saggi dedicati allo sfruttamento ideologico delle antichità germaniche, analizzate attraverso la ricezione del mito dei Germani (nell’epoca dell’Umanesimo tedesco riformato), della materia nibelungico-volsungica (in epoca guglielmina) e degli aspetti ‘politici’ del poema alto tedesco medio Herzog Ernst (fi ne sec. XII), nel teatro della ex DDR.
Journeys through Changing Landscapes
editore: Pisa University Press
pagine: 320
Bringing together a wide range of critical perspectives, this volume records the lively debate on literature, language and culture from a transnational angle developed during and from an international conference that took place in Pisa in 2016.Cultural values are not fixed and predetermined, but result from complex, sometimes unpredictable processes, and are always the outcome of an ongoing dialectic between tradition and innovation. The research presented here engages with cultural, linguistic and literary phenomena “in the making”. Individual essays from a variety of disciplines look at the way words, texts, ideas travel across time and space, at the dialogue they set up with their historical users, and at the networks and flows they install. Through the mapping and critical investigation of exemplary cases, Journeys through Changing Landscapes emphasizes transnationality as both a constitutive principle of culture and a method of scholarly analysis, advocating an understanding of culture as a dynamic field of encounter and exchange.
Contributors to the volume: Dominique Goy-Blanquet, Nick Havely. Vincenzo Orioles, Enrico Terrinoni, Michael Wyatt and, with various roles in the Pisa University Research Group on ‘Transnational dislocations’, Marco Battaglia, Paolo Bugliani, Nicoletta Caputo, Giovanni Carlotti, Carla Dente, Enrico Di Pastena, Francesca Fedi, Roberta Ferrari, Sylvia Greenup, Angelo Monaco, Beatrice Montorfano, Filippo Motta, Andrea Nuti, Silvia Riccardi, Francesco Rossi, Anita Simonini, Sara Soncini.
L'arte di scoprire l'arte
Mediazione e divulgazione tra espressione e comunicazione visiva. Per un progetto d'interazione fra specifici diversi
editore: Pisa University Press
pagine: 160
L’arte, da sempre, è stata un modo per rappresentare la realtà del mondo, ma anche dare forma alla realtà del proprio mondo, così com’è percepito da noi stessi oppure dagli altri. Ma l’arte è anche luogo fisico di relazioni che offre la possibilità di narrare diventando lo specchio delle nostre vicende interiori, ponendoci di fronte al nostro io, creando la possibilità di modificare il rapporto con noi stessi e d’instaurare una comunicazione empatica con gli altri.
Le competenze relative a questi aspetti dello studio dell’arte, legate a discipline come quelle dell’Arte Terapia e dei Beni culturali, spesso confinano con gli interessi di ricerca della Didattica dell’arte tanto da trovarne un percorso di approccio, di conoscenza di base e di studio, almeno per quello che riguarda la trasmissione di una consapevolezza scientifica dei peculiari campi di competenza posti al confine del crinale degli interessi e dei rispettivi specifici disciplinari.
Questi condivisi interessi si sono concretizzati nella realizzazione di un Seminario, organizzato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, come strumento didattico trasversale alle tre discipline (Didattica dell’arte, Beni culturali, Arte Terapia) partendo dal presupposto che l’operatività (in quanto pratica alla base delle attività dell’Accademia di Belle Arti nelle sue varie articolazioni), risulta presente sia nell’elaborazione di certe metodiche didattiche e formative in campo museale, sia negli specifici settori disciplinari complementari come quello dei metodi e delle tecniche dell’Arte Terapia, individuando così, nell’operatività, la zona di condivisione dell’attività seminariale per l’interazione fra i diversi e contigui specifici disciplinari.
Tra mediazione e divulgazione dell’espressione e della comunicazione visiva, dell’esito di questa esperienza operativa ne vengono raccolti i risultati in questo volume, quale pubblicazione riassuntiva e contributo propedeutico, strumento metodologico spendibile per lo studio, la riflessione e per un concorso all’apprendimento degli argomenti stessi, in funzione anche di una obiettiva verifica per un reale interesse dell’utenza, in questo ambito, rispetto all’offerta formativa dell’Accademia di Belle Arti di Firenze.
In riferimento ad ognuna delle discipline, dell’esito di questa esperienza e scoperta operativa (tra mediazione e divulgazione dell’espressione e della comunicazione visiva), ne vengono raccolti i risultati in questo volume, quale pubblicazione riassuntiva e contributo propedeutico, strumento metodologico spendibile per lo studio, la riflessione e per un concorso all’apprendimento degli argomenti stessi, in funzione anche di una obiettiva verifica per un reale interesse dell’utenza, in questo ambito, rispetto all’offerta formativa dell’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Contributi di: Silvia Bastiani, Riccardo Farinelli, Barbara Gasparetti, Stefania Pisano.
Grammatica del tedesco parlato
con un saggio introduttivo di Reinhard Fiehler
di Marcella Costa, Marina Foschi
editore: Pisa University Press
pagine: 256
Il tedesco parlato, constatazione non sempre ovvia in ambito di didattica della lingua, rappresenta un sistema con regole proprie, in parte derivanti dalle esigenze specifiche del medium. Il presente volume ne offre una descrizione basata su esempi autentici tratti da corpora, prendendo le mosse dal confronto con le regole codificate della grammatica tedesca tradizionale, modellata sull’uso scritto, e, laddove opportuno, con il parlato italiano. Descrizione e confronto si fondano su una base teorico-metodologica orientata prevalentemente agli studi sul parlato e la comunicazione orale di scuola tedesca. La comunità scientifica di riferimento presenta oggi un panorama caratterizzato da ampia quantità di studi e orizzonti teorici, all’interno del quale la tendenza descrittiva ha acquisito incontrastato diritto di cittadinanza con il suggello della canonica grammatica Duden, che ha accolto nella sua settima edizione (2005) un esteso capitolo sulle regole del parlato, rivisto e ampliato nelle edizioni successive (2009, 2016).Il volume, articolato in sette capitoli, si apre con una retrospettiva a cura di uno dei pionieri degli studi sul parlato di area tedesca, Reinhard Fiehler. Segue un capitolo sul tema del confronto tra grammatica del tedesco scritto e parlato (Marina Foschi Albert) e sei capitoli di descrizione dei fenomeni linguistici, con focus sui vari livelli, dal generale al particolare: generi comunicativi (Marcella Costa e Donatella Mazza), interazione nel dialogo spontaneo (Lucia Cinato), sintassi (Sabrina Ballestracci e Miriam Ravetto), lessico, morfologia e formazione delle parole (Peggy Katelhön e Martina Nied), fonetica e prosodia (Federica Missaglia).Prima opera sul tema destinata a un pubblico italiano, la Grammatica del tedesco parlato si rivolge a studiosi, docenti e, in particolare, agli apprendenti universitari di germanistica e tedesco L2, per i quali è essenziale acquisire consapevolezza delle varie realizzazioni dell’oggetto di studio nella sua concretezza e autenticità di manifestazione. Il volume è frutto della collaborazione tra docenti di Lingua e traduzione tedesca delle Università di Firenze, Milano Cattolica, Milano Statale, Pavia, Piemonte Orientale, Pisa, Roma Tre e Torino. Il saggio introduttivo, presentato in versione bilingue, è opera di Reinhard Fiehler (IDS Mannheim), autore del capitolo sul tedesco parlato della Duden Grammatik.
Studi Classici Orientali 2017
anno LXIII
Autori vari
editore: Pisa University Press
pagine: 500
In questo numero:
PARTE PRIMA:
Antonio Carlini, Ricordo di Graziano Arrighetti
Lorenzo Mazzotta, Presenze ceramiche egee e cipriote ad Ugarit tra XIV e XII sec. a.C.: modalità di arrivo e distribuzione alla luce dei testi ugaritici di carattere economico
Ludovico Portuese, a new hypothesis regarding the use of formulae in the ashurnasirpal ii texts
Cecilia Bertuccelli, il racconto menzognero di odisseo a laerte: odissea XXIV 303-314
Fulvio Beschi, la menzione degli iperborei negli epigoni
Edoardo Benati, la teoria del flusso nel cratilo e nel timeo di platone: il problema di un mondo in divenire e il rapporto con eraclito
Enrico Piergiacomi, La folle nostalgia dell’immortalità. Su Epicuro, Ad Men. 124.10-11
Luca Sardelli, P.Oxy. 4951: una nuova lettura
Marco Santini, Bellerophontes, Pegasos and the Foundation of Halikarnassos. Contributions to the Study of the Salmakis Inscription
Giuseppe Cordiano, La Sila Silva nell’ager publicus populi Romani alla luce di Dionigi d’Alicarnasso e Cicerone: modalità e tempi di un’acquisizione
Ilaria Ottria, ‘Ne saevi, magna sacerdos’. L’ethos della Sibilla virgiliana
Edoardo Galfré, Mirum e fides: meraviglia vs. credibilità nelle opere ovidiane dell’esilio 187
Aurora Maccari, Auctis populi Romani finibus. Lo ius proferendi pomerii in età imperiale e il ‘pomerio romuleo’ di Claudio in Tac. Ann. XII, 24
Elisabeth Herrmann-Otto, Schiavitù e paleocristianesimo: un rapporto ambivalente
Antonio Dittadi, platone in tribunale: difesa della retorica e finzione processuale nei discorsi platonici di elio aristide
Domitilla Campanile, Strutture narrative e mito nel cinema storico sul mondo antico
PARTE SECONDA: quale memoria? comunicazione e forme del ricordo nell’archeologia funeraria romana
Marianna Castiglione, Presentazione
Marianna Castiglione, Le strategie della memoria nelle necropoli di Pompei. Approcci teorici, dati archeologici e nuove interpretazioni
Maria Luigia Dambrosio – Giusepp e Schiavariello, Memoria su pietra: il ricordo dei defunti nelle iscrizioni dalla Regio Secunda Apulia et Calabria
Marco Arizza – Marzia Di Mento, La scelta di un monumento funerario come memoria di appartenenza sociale: le pseudo cupae da una necropoli suburbana sulla via Triumphalis
Silvia Braito – Myriam Pilutti Namer, Comunicazione in ambito funerario nella Verona romana. Le donne dedicanti sui monumenti funerari: una selezione preliminare dal Museo Maffeiano
Fabio Guidetti, La riscoperta della concorrenza: immagini di rituali e cerimonie nei sarcofagi urbani tardoantichi
NOTE
Alberto Borghini – Mario Seita, Il cuculo e un vecchio donnaiolo: Plauto, Asin. 923 449
Teleia Zoe- Ricerche sulla nozione di vita in Plotino
di Claudia Lo Casto
editore: Pisa University Press
pagine: 276
La nozione di Vita in Plotino è un’indagine sulla nozione di “vita” nel pensiero plotiniano, condotta attraverso gli strumenti della filologia e della storiografia filosofica. L’obiettivo è comprenderne i molteplici significati, tracciarne i caratteri, analizzando i differenti contesti che la nozione delimita, per dimostrarne l’assoluta centralità all’interno del pensiero di Plotino. La nozione di vita, nella sua trasversalità, percorre, infatti, molti trattati delle Enneadi. Essa gioca un ruolo rilevante tanto nell’ambito della concezione della seconda ipostasi, l’Intelletto, quanto, com’è naturale nel caso di un filosofo “platonico”, in quello dell’Anima. Neppure il primo principio, l’Uno, e la sfera della natura, cioè il regno dell’organico, sono esenti da riferimenti a questa nozione. Questo volumeanalizzalapresenzadellavitain relazione alle tre ipostasi, l’Uno, l’Intelletto e l’Anima, cercando di esplicitare in che misura adognilivelloappartengaunadimensionevitale. Inoltre, esso tenta di ricostruire l’interessediPlotinopergliaspettibiologici. Anche il mondo presenta una forma di vitalità che si estende fino ai corpi inorganici.
Se è vero che la vita definisce tutte e tre le ipostasi, fino ad estendersi anche al cosmo sensibile e agli organismi che ne fanno parte, tuttavia essa si manifesta in tutta la sua intensità nel cosmo intelligibile. A tale conclusione si perviene anche attraverso l’analisi dettagliata delle fontiallequaliPlotinoavrebbeattintoin vista dell’elaborazione della sua teoria. Pur non trattandosi di una vera e propria ipostasi, il concetto di “vita” va considerato come uno dei punti di snodo decisivi della metafisica delle Enneadi.
EGITTO E VICINO ORIENTE 2016
vol. XXXIX
Autori vari
editore: Pisa University Press
pagine: 264
In questo numero:
Edda Bresciani, Una rilettura di un testo biografico, La caduta mortale del visir Uashptah dalla piramide di Neferirkara
Zsuzsanna Végh, Solar cult in Abydos during the Middle Kingdom
Wolfram Grajetzki, Places of coffin production in the early and late Middle Kingdom
Mattia Mancini, Tefnut l’eliopolitana ad Amarna
Christiane Zivie-Coche, L’ogdoade d’Heropolis à Thebès et ailleurs ou l’invention d’un mythe
Casini, Volti eterni, Guide nell’aldilà: alcune osservazioni sulle maschere funerarie ritrovate nella tomba di Sennedjem a Deir El-Medina
Paolo Marini, Hori’s Shabti-jars: four additional jars identified at the British Museum
Elena Tiribilli, An unusual iconography of Osiris: THE bronze statuette PETRIE MUSEUM UC 8033
Flora Silvano, Elementi di arredi sacri e intarsi in vetro nelle collezioni del Museo Egizio di Firenze
Giorgia Cafici, Il volto ritrovato: identificazione del frammento scultoreo S. 19400 RCGE 48068 del Museo Egizio di Torino
Laura Boccacciari, L’alimentazione Napatea e Meroitica
Ludovico Portuese, Merciful’ messages in the reliefs of Ashurnasirpal II: the land of Suḫu
Fabio Eugenio Betti, Tradizione classica e cultura sudarabica. Osservazioni sulla statua bronzea di Lady Bar’At
Pier Giorgio Borbone, Ancora sul “negotio chaldeo”, ovvero gli esordi falliti della stampa in caratteri siriaci orientali (Roma, 1587-1588)
The Earliest Production of Aegean-Type Pottery in Cyprus
di Giampaolo Graziadio
editore: Pisa University Press
pagine: 144
According to the basic Furumak’s classification, the three-handled jars which are the primary focus of this study correspond to FS 46 and FS 47. The outstanding feature of the shape of these small jars (less 20 cm. in height) is the conical or biconical body, sometimes with a rather angular shoulder. Probably used as ointment containers, these three-handled jars were relatively common in Cypriot tombs, especially at Enkomi. Most specimens found during the early excavations in Cyprus were stored in Cypriot museums, in the British Museum and in Medelhavsmuseet in Stockholm, but there are also single examples said to be from Cyprus in many European or extra-European museums, although the exact place of their discovery is often unknown. No small jars of these shapes have been found in the Aegean, but a few three-handled jars FS 46 and FS 47 have been reported from Levantine sites which had contacts with Cyprus. They have traditionally been considered in the background of the general development of Mycenaean pottery, especially of the LH IIIA2 piriform jars. Since past times particular attention was sometimes paid to some three-handled jars FS 47, especially those with particular decorations, but, despite the interest in these vases, no comprehensive study of the three-handled jars FS 46 and 47 has been carried out so far. This study aims to fill in these gaps. Therefore, the morphological differences between these small jars, their decorative repertoire and, as far as possible, their find contexts have been discussed in this book. As a result of this study it is possible to state that the three-handled jars related to Furumark’s shapes 46 and 47, dating to 14th century BC, were the earliest Aegean-type vases produced in Cyprus. Moreover, some selected examples have been analyzed with the employment of the pRXF technique and analysis results suggest they were of Cypriot production, therefore being largely in accordance with macroscopic examinations of the individual specimens.
Statue vestite. Prospettive di ricerca
editore: Pisa University Press
pagine: 276
Il volume – esito di un incontro tra studiosi di diversa specializzazione e nazionalità, a conclusione di un progetto di ricerca promosso dall'Università di Pisa – offre una molteplicità di punti di vista sulla realtà del vestire le statue: dall'identità artistica dei manufatti ai loro aspetti devozionali, dalla riflessione antropologica ai modi della loro musealizzazione. Ad uno sguardo privilegiato sulla Toscana nord-occidentale si aggiunge – oltre alla presenza di interventi di più generale contestualizzazione – quello su due aree particolarmente significative per questo fenomeno culturale, quali la Spagna e la Basilicata. I singoli saggi si devono a Elisa Acanfora, Paola Antonella Andreuccetti, Manuel Arias Martinez, Clara Baracchini, Francesca Barsotti, Isabella Botti, Antonella Capitanio, Marco Collareta, Fabio Dei, Gabriele Donati, Francesca Fabiani,Daria Gastone, Valeria E.Genovese, Antonella Gioli, Sonia Lazzari, Paola Martini,Francesca Pisani, Michele Rak, Paola Refice, Cinzia Maria Sicca, Barbara Sisti, Nicola Zilio.