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I libri di Archivio Penale-Nuova serie

Colpevolezza, conseguenze sanzionatorie e neuroscienze in rapporto al diritto penale

di Mattia Di Florio

editore: Pisa University Press

pagine: 306

La categoria della colpevolezza comprensiva dell’imputabilità e dell’elemento soggettivo, nonché le conseguenze sanzionatorie, con particolare riguardo alle misure di sicurezza, costituiscono un esempio paradigmatico dell’interazione tra le neuroscienze cognitive ed il diritto penale. È in quest’ambito, infatti, che è possibile apprezzare, rispetto alla neuropsicologia scientifica, le criticità della psicologia del senso comune (c.d. Folk Psychology) che “ispira”, ad esempio, i concetti penalistici della capacità di intendere e di volere su cui si fonda l’imputabilità, della coscienza e volontà alla base delle “forme” del dolo, dell’accezione “normativa” della colpa, oppure della pericolosità sociale, presupposto delle misure di sicurezza. La prospettiva di indagine è di far emergere questa “contraddizione” del diritto penale rispetto alle neuroscienze, anche alla luce del più recente programma ripensativo, al fine di contribuire a fornire ulteriori spunti di riflessione dottrinale.
24,00

Il disegno penale della colpa umana

di Daniela Falcinelli

editore: Pisa University Press

pagine: 296

La dinamicità delle relazioni sociali nello scorrere inarrestabile dell’innovazione tecnologica e scientifica, e la complessità del reale che ne discende, impongono al diritto penale di affrontare le proprie criticitàattraverso un’analisi giuridico-multidisciplinare, che l’istituto della colpa mette in risalto costruendosi attorno all’errore dell’uomo, fattore vitale della società e del suo progresso. La presa d’atto della sua“presenza” come costante degli scenari umani diventa la direttrice lungo la quale costruire il progetto di una nuova cultura penale della colpa umana, come colpa per errore dell’uomo, in cui avvalersi degli apporti delle scienze psicologiche cognitiviste già ampiamente penetrati negli approfondimenti dei sistemi sociologici.Lo studio della colpa mostra così i suoi profili di coordinamento con le direttrici valoriali costituzionali, con i principi strutturali del diritto penale sostanziale, con le esigenze di certezza dell’impianto processuale, conle comuni e generali regole dell’esperienza fatte proprie dalla cultura sociale, andando incontro al bisogno di dare anche alla colpa penale – come è stato per il dolo – un senso comune, che è il senso normale di “colpapunibile”, in cui l’offesa contro l’intenzione si mostra umanamente apprezzabile come decisione sbagliata nell’affrontare un pericolo, per questo decisione rischiosa.
24,00

Le metamorfosi del binomio reato-pena

Prodromi ed equivoci di un sistema di diversa punibilità

di Eleonora Addante

editore: Pisa University Press

pagine: 468

È una storia complicata e a tratti sbagliata quella della giustizia penale contemporanea, sempre più attraversata da incomprensioni, errori e paradossi, che fanno emergere la caducità del binomio reato-pena. È l’epoca del giustizialismo, dove a farla da padrone è l’abuso del diritto, animato dal paradigma di matrice totalitaria per cui il mezzo – il diritto penale – è sempre giustificato dal fine – politico o morale. L’impossibilità di gestire un carico giudiziario saturo ed ingolfato con risorse, fisiche ed economiche, finite e limitate ha incentivato il ricorso a meccanismi alternativi alla pena, quali la particolare tenuità del fatto, la sospensione del procedimento con messa alla prova e le condotte riparatorie post factum, che, se apparentemente hanno portato una ventata di sano ottimismo, concretamente hanno attirato dubbi e criticità di ordine strutturale. Dietro la maschera della non punibilità si cela, infatti, ben altro: quello a cui il volume intende dare forma e sostanza.
32,00

Indagini preliminari e dibattimento nel rito penale

Principi e deroghe

di Carlo Morselli

editore: Pisa University Press

pagine: 240

Lo studio analizza la “grande questione” dei rapporti tra indagini preliminari e dibattimento, in chiave assai critica, affronta il trattamento degli atti non garantiti, principalmente, dal contraddittorio, dall’oralità e dall’immediatezza. Sul filo del principio di pubblicità, ricava la bipartizione: sapere privato appreso nella fase preliminare (seguendo la fonte, quello monologante proveniente dal querelante) e sapere pubblico (quello formato nel pubblico giudizio avanti il giudice e sottoposto all’opera di falsificazione in sede di controesame). Gli atti irripetibili e le letture si svincolano dal rigore di tale differenziazione e così saremmo al cospetto di una “scienza” libera da presupposti ed assiomi, priva di oggettività, antidialogica, senza basi scientifiche ed epistemologiche. In tal caso, non interviene quel ferreo scrutinio che mira a sperimentare la prova maieutica e a scovare, utilmente, l’aposiopesi. Un dibattimento (senza dibattito) spoglio, affossato dalla scrittura dei verbali pregressi non dovrebbe essere accreditato dalla comunità scientifica ed ha carattere evocativo: dell’istruttoria sommaria, quando il giudizio diventa una colonia del P.M. La disamina, che esalta il valore dell’antisapere investigativo, si chiude con una prospettiva nuova, sul modello del processo ateniese dell’agon timetos, che traccia uno schema bifasico: giudizio sulla responsabilità dell’imputato e pena.    
23,00

La sospensione del procedimento con messa alla prova: un istituto da riformare

di Giuseppe Tabasco

editore: Pisa University Press

Come noto, il Capo II della legge 28 aprile 2014, n. 67 ha introdotto nell’ordinamento l’istituto della sospensione del procedimento penale con messa alla prova. Lo studio, dopo un inquadramento sistematico, che ne espone la genesi e le ragioni nonché il travagliato percorso segnato dalla ermeneutica della giurisprudenza costituzionale e di legittimità, evidenzia quanto i suoi paradigmi procedurali contrastino con i principi fondamentali non solo di matrice costituzionale ma anche di derivazione convenzionale. La valutazione critica di fondo rende palese la contraddizione della fisionomia dell’istituto con gli ineludibili orizzonti sistematici di teoria generale del processo e con gli irrinunciabili valori fondanti di ogni giudizio penale.
20,00

La riforma delle impugnazioni penali

Semplificazione, deflazione, restaurazione

editore: Pisa University Press

pagine: 520

Il volume – che esamina i cambiamenti disciplinari introdotti, in materia di impugnazioni penali, dalla l. 23 giugno 2017, n. 103 e dal d.lgs. 6 febbraio 2018, n. 11 – si compone di cinque parti tematiche: disposizioni generali; appello; ricorso per Cassazione; mezzi di impugnazione straordinari; archiviazione e rimedi processuali. Le singole modifiche sono esaminate secondo una logica di contesto, tenendo conto delle indicazioni interpretative promananti dalla giurisprudenza e dalla dottrina: l’obiettivo è cogliere, ove esistente, il denominatore comune dei cambiamenti ed individuare le linee di tendenza prospettica nella materia dei rimedi processuali, nella consapevolezza che non potrebbe ritenersi ammissibile un intervento riformatore ovvero meramente razionalizzatore, che consolidasse la tendenza – che sembra oramai invalsa a ridurre – al di là di qualsivoglia bilanciamento- la giurisdizione all’efficienza giudiziaria.
35,00

Le metamorfosi delle associazioni di tipo mafioso e la legalità penale

di Pietro Pomanti

editore: Pisa University Press

pagine: 200

Si assiste, nel panorama giurisprudenziale, ad un fenomeno di espansione, in chiave interpretativa, del delitto di associazione di stampo mafioso ex art. 416-bis c.p. e, più in generale della nozione giuridica di mafia. L’art. 416-bis c.p., infatti, nonostante recepisca in termini giuridici un fenomeno sociologico assai complesso, risulta normativamente connotato da specifici indici qualitativi e quantitativi. Con il passare degli anni, invero, tali indici sembrano aver perso di intensità e di significato prospettando l’esistenza di nuovi modelli associativi di tipo mafioso, caratterizzati da un generale affievolimento dei requisiti tipici della fattispecie. Questo è il tema delle piccole e soprattutto delle nuove mafie, e quindi delle metamorfosi dell’art. 416-bis c.p. che si pongono in tensione con la legalità penale ed i suoi corollari della tassatività e della determinatezza e/o precisione, nonché con il principio di prevedibilità di matrice europea.
25,00

Il diritto penale dei segni distintivi

di Vico Valentini

editore: Pisa University Press

pagine: 196

Il volume prova a fare il punto sul rapporto fra segni distintivi e diritto penale, approcciando in chiave inevitabilmente euro-orientata e interdisciplinare un minisistema punitivo strategico ed assai praticato, ma in grave ritardo rispetto alle discipline con cui s’interfaccia. Il riallineamento del sotto-sistema passa attraverso un progetto di ermeneutica della sussidiarietà, che, includendo nell’orizzonte del penalista la casistica dell’AGCM e l’europeizzazione dei diritto dei marchi e dei segni distintivi, disambigua gli illeciti di contraffazione e mendacio ex artt. 473, 474, 517 c.p., dotandoli di un gradiente offensivo a misura di sanzioni liberticide; addomestica l’usurpazione ex art. 517-ter c.p., circoscrivendola ai casi di grave e realistica minaccia alla vis attractiva del  marchio; e scoperchia le criticità che affliggono l’apparato punitivo dedicato agli abusi di contrassegni geografici: dalle norme che colpiscono il tranello via segni Italian sounding, che danzano spericolatamente fra disapplicazione e annullamento, alla dilemmatica fattispecie che criminalizza l’uso parassitario di DOP e IGP. Il tutto, nell’ottica dell’emancipazione dalla dogmatica del bene giuridico, che gira a vuoto in settori attraversati da molteplici ed eterogenee istanze di tutela; e di un contenimento (già) de lege lata dei meccanismi repressivi virtuosamente compensato dall’azione preventiva cui oggi sono chiamati gli enti collettivi.
18,00

L'abuso del processo

di Ciro Santoriello

editore: Pisa University Press

pagine: 254

Dopo una introduzione sulla figura dell’abuso del diritto e la sua definizione, il testo esamina il tema dell’abuso del processo nell’ambito del giudizio penale. Lo studio è condotto distinguendo fra le ipotesi di abuso del processo inteso quale incongruo ed inammissibile ricorso all’azione penale ed abuso nel processo, inteso quale partecipazione al giudizio secondo modalità che eccedono i poteri e le facoltà riconosciute dal legislatore alle parti. Entrambe le ipotesi di abuso del e nel processo sono esaminate con riferimento alle singole parti del giudizio, il pubblico ministero, l’imputato, le altre parti private ed il giudice. Particolare attenzione è posta nel sottolineare come il ricorso alla figura dell’abuso sia inammissibile quando voglia descrivere la condotta della difesa dell’accusato, mentre un abuso dei poteri è facilmente rinvenibile in capo alla pubblica accusa ed allo stesso giudice.
21,00

Rapporti tra fonti europee e dialogo tra corti

di Filippo Giunchedi

editore: Pisa University Press

pagine: 374

I rapporti tra le fonti normative europee e l’interpretazione offertane dai giudici interni e sovranazionali costituiscono uno dei temi centrali dell’attuale dibattito scientifico e degli arresti giurisprudenziali. Il volume si divide in due parti: una tratta del sistema delle fonti; l’altra delle “implicazioni” sul sistema penale italiano. Nella prima parte gli Autori, dopo un inquadramento sistematico (Federico Romoli e Nicola Colacino), si concentrano sul ruolo della giurisprudenza (Gianrico Ranaldi e Sandro Furfaro). La seconda ha ad oggetto: valori fondamentali (Adelmo Manna, Daniela Falcinelli e Alessandro Pasta), soggetti (Filippo Raffaele Dinacci, Gioia Sambuco, Nicoletta Mani e Alessia Muscella), accertamento del fatto (Alessandra Testaguzza, Ciro Santoriello, Mariangela Montagna, Benedetta Mariani e Anacleto Federico Melis), controlli e riparazione agli errori giudiziari (Alfredo Gaito, Elvira Nadia La Rocca e Federico Gaito), post iudicatum (Andrea Francesco Tripodi e Fabio Fiorentin) e misure di prevenzione (Alì Abukar Hayo, Francesco Pio Lasalvia e Désirée Fondaroli).
30,00

IL “SILENZIO” DEL RISCHIO, LA “LOQUACITÀ” DEL FINE

Per una ricostruzionefinalistico-volontaristica del dolo eventuale

di Giandomenico Salcuni

editore: Pisa University Press

pagine: 400

Il volume, premessa un’analisi sull’esistenza e sull’opportunità della previsione del dolo eventuale, si pone l’obbiettivo di conferire al dolo eventuale una definizione rispettosa del principio di determinatezza. Il punto di partenza è ricercare le basi normative del dolo eventuale, da rinvenire non soltanto nell’articolo 43 del c.p., norma incompleta da questo punto di vista, ma in combinato disposto con alcune disposizioni della Parte generale e Speciale che tipizzerebbero tale forma di dolo. Da questa analisi si ricava una definizione di dolo eventuale incentrata su di una visione finalistica che nega la sussistenza dello stesso ogni qualvolta l’evento collaterale frustra il fine che spinge il soggetto attivo del reato ad agire. In questa prospettiva il dolo eventuale include sia il requisito della volontà, che quello dell’intenzionalità, entrambi previsti dall’art. 43 c.p. La fi gura di dolo che ne esce è simile a quella propria della psicologia del senso comune che, al momento, risulta ancora la più confacente alla prova degli stati soggettivi nel processo penale. Una lettura così selettiva del dolo eventuale che rende l’istituto compatibile col principio di determinatezza, lascia sussistere potenziali contrasti fra questa forma di dolo ed il principio di colpevolezza commisurativa, di modo che si propone, in chiave de jure condendo, l’introduzione di una attenuante ad hoc per colui che agisce rischiando
32,00

I procedimenti nel processo penale

Concetti - collegamenti - classificazioni

di Sandro Furfaro

editore: Pisa University Press

pagine: 132

Questo libro si propone di richiamare l’attenzione sulla ormai lunga assenza di riflessioni sulla natura delle relazioni e dei collegamenti che si sviluppano nel processo e sui procedimenti. Nonostante di questi ultimi ci si interessi fermando l’attenzione sulla struttura propria di ognuno, la considerazione delle relazioni e dei collegamenti normalmente sfugge o non interessa. Si assiste, così, dalla manualistica fi no ai lavori più specifici, ad una sorta di progressivo disinteresse verso la considerazione di schemi che non si limitino a rilevare l’esistenza dei vari fenomeni procedimentali e degli scopi di volta in volta considerati cui sono rivolti, ma si propongano come momento di costruzione sistematica dei rapporti tra procedimento e processo e tra i diversi procedimenti e il processo. L’esigenza di individuare definizioni è alla base del presente lavoro. Definire, innanzi tutto, il processo; definire il procedimento; definire la struttura del primo come composto di procedimenti; definire le relazioni che i determinati procedimenti hanno col processo nel quale si inseriscono o dal quale sono occasionati; definire il rapporto – che, abusando, si dirà sostanziale – che l’accertamento cui è volto il procedimento ha col processo; delineare, attraverso le definizioni, i collegamenti che i vari accertamenti innescano nel processo e definiscono i procedimenti secondo la natura delle relazioni che si realizzano tra gli accertamenti. Per pervenire, in tal modo, all’individuazione di diverse qualificazioni dei procedimenti, a seconda dell’incidenza che ognuno di essi ha nello svolgimento del procedere o ai fi ni della decisione, seguendo il discrimine tra ciò che è essenziale all’un fi ne e all’altro e ciò che invece è soltanto eventuale e, quindi, secondo un concetto di funzione che attualmente sfugge considerando tutto in termini di incidentalità.
16,00

I reati di omicidio tra teoria e prassi

di Adelmo Manna, Vito Plantamura

editore: Pisa University Press

pagine: 120

Il volume affronta le numerose e complesse questioni giuridiche, anche conseguenti a significative novità giurisprudenziali e normative, attinenti a quattro forme particolarmente problematiche di omicidio: quel­lo colposo medico; quello stradale; quello preterintenzionale e quello doloso eventuale. L’opera si articola in cinque capitoli, di cui quattro dedicati singolarmente ad una delle forme di omicidio succitate, e uno che, invece, in modo sintetico, le analizza tutte, per offrire uno sguardo d’insieme della materia. I diversi autori, inoltre – con uno stile chiaro e scorrevole –, riescono tutti a coniugare efficacemente teoria e prassi, profili di parte generale e di parte speciale, descrizione dell’esistente e proposte de iure condendo, così of­frendo al lettore un valido strumento, utile sia per l’approfondimento dogmatico che per l’attività pratica degli operatori del diritto, nonché, probabilmente, unico nel suo genere, per selezione degli argomenti e metodologia di trattazione degli stessi
12,00

Domicilio e diritto penale nella società post-industriale

di Vito Plantamura

editore: Pisa University Press

pagine: 272

Il volume affronta il rapporto tra domicilio e diritto penale, nella società post-industriale: qualificata, sin dalla modernità, dall’affermarsi degli opifici e dalla destinazione delle case a scopi esclusivamente abitativi, e quindi, più di recente, da uno straordinario sviluppo tecnologico che, da un lato, consente nuove modalità di intrusione nel domicilio “tradizionale”, e, dall’altro, vede la crescente rilevanza del domicilio informatico. La nozione di domicilio, del resto, non rileva solo ai fi ni dell’art. 614 c.p., ma, partendo dalla base costituzionale di cui all’art. 14 Cost., assume una rilevanza trasversale nel diritto penale sostanziale e processuale. Il riferimento è: sempre da un punto di vista sostanziale, alla successiva ipotesi di cui all’art. 615 c.p., al delitto di interferenze illecite nella vita privata previsto dall’art. 615-bis c.p., al domicilio informatico di cui all’art. 615-ter c.p., al delitto di furto in abitazione (o con strappo) previsto all’art. 624-bis c.p., all’aggravante di cui all’art. 628, co. 3, n. 3-bis, c.p., al novellato (nel 2006) art. 52 c.p., in relazione alla c.d. legittima difesa domiciliare, da ultimo tornata di grande attualità, dato l’iter di ulteriore riforma in corso; nonché, da quello processuale, alle videoriprese investigative domiciliari, alle intercettazioni ambientali domiciliari, sia “classiche” che mediante captatori informatici, e infine, con valenza più specifica, alla necessità – prevista dall’art. 68, co. 2, Cost. – di richiedere l’autorizzazione della Camera alla quale appartiene, per sottoporre un membro del Parlamento a perquisizione domiciliare. L’analisi del dato costituzionale -anche in chiave storica, comparata e sovranazionale, specie con riferimento all’art. 8 CEDU-, di quello penalistico, sia sostanziale (pure in questo caso procedendo al confronto storico e comparato) che processuale, nonché la costante coniugazione di “normatività” ed  “empiria”, consentono all’Autore, in sede di conclusioni, di formulare specifiche proposte di riforma caratterizzate da una visione organica e trasversale della tematica.
18,00

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